Cosa accade quando la psicanalisi incontra la matematica delle superfici, dei nodi e delle loro trasformazioni? Nasce uno strumento nuovo per confrontarsi con l’inconscio. Questo approccio è al centro del libro “L’impresa topologica di Jacques Lacan. La psicoanalisi tra superfici, confini, buchi e nodi” (Mimesis Edizioni, 2020), pubblicato dal professor Raffaele De Luca Picione, Associato di Psicologia Dinamica e responsabile del Corso di Laurea Triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche dell’Università Giustino Fortunato di Benevento, interessato da oltre 15 anni agli sviluppi semiotici della psicoanalisi e della pratica clinica.
Sulla scorta di un rinnovato interesse nelle ultime decadi per l’insegnamento dello psicoanalista francese Jaques Lacan, il volume colma un vuoto nella letteratura italiana specialistica degli studi lacaniani, presentando come le grandi questioni psicanalitiche (come il corpo, il linguaggio, il desiderio, la mancanza, il vuoto, la sessualità) vengono approcciate da Lacan mediante il supporto della topologia, ovvero quella branca della matematica che si interessa delle trasformazioni delle figure e delle relazioni tra le parti. Attingendo a piene mani a questa branca della matematica, la topologia lacaniana, spiega il prof. De Luca Picione, “offre spunti innovativi e originali per la clinica psicoanalitica. Per cui, prosegue, alcuni oggetti matematici, come buchi, il nastro di Moebius, le superfici e i nodi offrono degli spunti interessanti di riflessione e intuizioni formidabili. La topologia è infatti, secondo Jacques Lacan, una delle quattro discipline indispensabili per la pratica della psicoanalisi (insieme alla linguistica, alla logica e alla filosofia). Spesso ingiustamente considerata come una parte trascurabile, tardiva o, addirittura, residuale del suo insegnamento, la topologia è stata, invece, un costante riferimento dell’avventura intellettuale e clinica di Lacan”.
La topologia, prosegue, “non serve a chiarire o a dimostrare ma offre supporto per ciò che concerne il sapere dello psicanalista: è in pratica uno strumento per confrontarsi con l’inconscio, con il buco dell’esperienza, la mancanza, il desiderio, la pulsione, la soggettività, la sessualità, e, soprattutto, con i tre registri dell’esperienza (Reale, Simbolico e Immaginario). L’utilizzo della topologia diventa quindi un supporto alla pratica clinica e un’occasione per presentare i fenomeni, i processi psichici e le strutture psichiche”.
Il volume introduce le modalità con le quali lo psicoanalista francese si è servito della topologia delle superfici (ad esempio il nastro di Moebius, che è caratterizzato dall’indistinzione tra il dentro ed il fuori, oppure il toro la cui tipica forma di ciambella è caratterizzata da un vuoto centrale) e della teoria dei nodi approfondendo in particolare la manipolazione del nodo borromeo e della sua riparazione, le catene e le trecce. Il nodo borromeo, formato da tre anelli intrecciati a due a due, per esempio, scrive De Luca Picione, per le sue caratteristiche intrinseche di ‘almeno tre per farne uno’ ha offerto un supporto notevole per pensare l’esperienza umana come un’articolazione singolare dei tre registri del Reale, Simbolico e dell’Immaginario, laddove ogni soggetto prova a fare il suo tentativo singolare di annodamento per poter vivere.
La topologia per uno psicanalista, secondo De Luca Picione, è innanzitutto un esercizio di pensiero, una lacerazione dei propri automatismi percettivi. L’esperienza dell’uomo, da quella della routine quotidiana a quella segnata da eventi eccezionali, scrive il professore, è continuamente confrontata con l’attraversamento di spazi e confini, dall’incontro con buchi e da strategie di annodamento. Noi, prosegue De Luca Picione, siamo segnati dalla mancanza e costruiamo tutt’intorno a questi buchi irrisolvibili. Noi attraversiamo e segniamo lo spazio (sia materiale sia in quanto scenario psichico) attraversando la continua costruzione e distruzione di confini e costruiamo e disfiamo legami attraverso opere complesse di annodamento e scioglimento. Basta pensare al primo evento che ci colpisce alla nostra nascita, che è segnata da un taglio, quello del cordone ombelicale, e del suo annodamento. La nostra prima esperienza di separazione e perdita della fusionalità con un altro essere vivente (la madre) è segnata da due operazioni topologiche fondamentali: il taglio e il nodo. Anche altre esperienze importanti per l’uomo, come la scrittura, sono ricche di riferimenti topologici. La scrittura è infatti una forma di annodamento e incatenamento di segni. Per De Luca Picione, la topologia offre quindi un linguaggio capace di generalizzare questioni critiche, di attivare la ricerca psicoanalitica lungo ardite torsioni e tensioni, di offrire originali e insolite soluzioni alle molte controverse questioni poste dall’inconscio.