Mercoledì 11 gennaio 2023 si è tenuto, all’interno del Laboratorio accademico sulla Shoah promosso dall’Università Giustino Fortunato, l’incontro con il Dott. Gabriele Nissim, Presidente Nazionale di Gariwo – Gardens of the Righteous Worldwide – la foresta dei Giusti.
I lavori sono stati introdotti dal Rettore Prof. Giuseppe Acocella e coordinati dal Prof. Paolo Palumbo – Straordinario di Diritto ecclesiastico e canonico.
L’incontro ha trattato il tema “Auschwitz non finisce mai. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi”, a partire dalla recente pubblicazione del Dott. Nissim edita da Rizzoli.
Gabriele Nissim, storico e scrittore, è il fondatore e il presidente della Fondazione Gariwo. E’ stato promotore della campagna che ha portato alla proclamazione della Giornata europea dei Giusti (6 marzo), istituita dal Parlamento Europeo nel 2012 e recepita nel 2017 dal Parlamento italiano come Giornata dei Giusti dell’umanità.
“Il libro Auschwitz non finisce mai” sollecita la necessità di riflettere – ha dichiarato Gabriele Nissim – sulla responsabilità delle scelte umane e di creare un’alleanza internazionale per la prevenzione dei genocidi.
“L’impatto delle memorie – ha continuato Nissim – ha funzionato soprattutto per ribadire il diritto al riconoscimento di uno sterminio e di conseguenza il diritto alla giustizia e alla sopravvivenza, direbbe Spinoza, non si è però trasformato in un’alleanza internazionale per incalzare il mondo alla prevenzione dei genocidi come problema di tutta l’umanità”,
E ancora “Non si tratta di uniformare le memorie, perchè ogni popolo che ha subìto un genocidio giustamente mette sul piatto la sua storia, ma in ogni memoriale, da Israele a Erevan, a Kiev dove si ricorda l’Holodomor, alla Cambogia a Sarajevo, ci dovrebbe essere una finestra per sollevare in ogni commemorazione il tema dei meccanismi internazionali atti a porre ogni volta un freno alle nuove degenerazioniche portano gli esseri umani a considerare legittimo annientare altri uomini”.
È il concetto dellaresponsabilità delle scelte umane quello che Nissim ha posto a fondamento del testo, facendo spesso riferimento a Primo Levi “capace di spiegare come nessun altro, con una prosa priva di retorica, il progetto di scientifica disumanizzazione delle vittime senza il quale non sarebbe stata possibile la soluzione finale”.
“Levi mi ha insegnato a guardare – ha dichiarato Gabriele Nissim – la Shoah come un male estremo che tocca tutta l’umanità, non è qualche cosa che riguarda soltanto gli ebrei, come se la posta in gioco fosse solo quella della ridiscussione della identità ebraica dopo lo sterminio. Era prima uomo e poi ebreo, come mi sento io”.