Venerdì 19 gennaio si è tenuto il XXXIII appuntamento del ciclo di seminari online “Che professione sei?”
Un’occasione di confronto molto importante su un tema molto caldo, una nuova opportunità professionale. L’obiettivo di questo incontro è stato quello di analizzare la figura dell’Avvocato specialista. Ha introdotto il seminario Katia La Regina, Presidente del Corso di Lurea in Giurisprudenza presso l’Università Giustino Fortunato e sono intervenuti l’Avv. Camillo Cancellario – Consigliere del Consiglio Nazionale Forense e Presidente del Comitato specializzazioni e l’Avv. Federica Santinon – Consigliere del Consiglio Nazionale Forense e Coordinatrice in materia di Trattamento dei dati personali.
L’avvocatura non è rimasta fuori dal processo di trasformazione del sistema giurisdizionale in senso specialistico. In alcune aree del Paese il lavoro dell’Avvocato si differenzia a seconda delle materie di esercizio. Molti iscritti negli albi esercitano esclusivamente solo di fronte a talune istanze giudiziarie e solo in determinati ambiti. Con il nuovo ordinamento forense le specializzazioni dell’Avvocato diventano istituto di diritto positiv, disciplinate dall’art.9, legge n.247 del 31 dicembre 2012
“L’argomento delle specializzazioni è un argomento di cui si parla da tempo – ha sostenuto l’Avv.to Camillo Cancellario, Consigliere del Consiglio Nazionale Forense e Presidente del Comitato specializzazioni – di fatto il tema ha preceduto l’impianto normativo. Se si pensa che l’art. 102 della Cost. vieta l’istituzioni di giudici speciali e consente l’istituzioni di Sezioni specializzate presso le Autorità giudiziarie per particolari materie e la nostra vecchia legge professionale vietava per gli Avvocati e Procuratori legali l’acquisizione del titola di specialista perché c’era una certa diffidenza nei confronti delle specializzazioni”
Solo con la riforma avvenuta nel 2012 il legislatore ha inserito la previsione della specializzazione.
Con il DM 163/2020 si declinano le norme che disciplinano l’acquisizione del titolo di specialista. Distingue più sistemi di accesso, ovvero per comprovata esperienza, quindi potrà accedere al titolo di specialista l’Avv.to iscritto all’albo almeno da 8 anni e negli ultimi 5 ha praticato quel settore con quell’indirizzo e possa dimostrare l’attività mediante la produzione di 10 incarichi fiduciari nel corso della sua attività. La norma prevede che questi non siano incarichi ripetitivi ma che siano 10 affari distinti tra loro.
Un ulteriore requisito di accesso è la frequenza di percorsi specialistici organizzati dalle Università i cui programmi devono avere il bene placido del Ministero e la possibilità per i dottori di ricerca nell’ambito dell’indirizzo per cui hanno conseguito il dottorato.
“La nuova figura dell’Avvocato specialista deve essere in grado – ha affermato l’Avv.to Federica Santinon, Consigliere del Consiglio Nazionale Forense e Coordinatrice in materia di Trattamento dei dati personali – di dominare le nuove tecnologie. Oltre la specializzazione dobbiamo pensare alle nuove materie come ad esempio l’intelligenza artificiale che va di pari passo con quelli che sono i diritti importanti da tutelare”.
Tutte le associazioni specialistiche devono essere portatrici di interessi di rilevanza nazionale, riconosciute dal Congresso e facenti parte dell’elenco che detiene il CNF.
Questi percorsi dovranno prevedere un comitato scientifico e un comitato di gestione. Il comitato scientifico avrà al suo interno una prevalenza dei componenti del mondo accademico, tre componenti su sei saranno designati dalle Università che aderirà alla convenzione, gli altri tre sono designati dagli altri enti che sottoscrivono la convenzione. Quanto al comitato di gestione si invertirà la proporzione e la sua attività sarà finalizzata all’individuazione delle sedi se i corsi si svolgeranno in presenza, all’organizzazione della rilevazione delle presenze , alla logistica, avendo un ruolo più operativo.