Condividiamo con piacere l’abstract di un articolo redatto da Domenico Suppa, docente presso l’Università Giustino Fortunato.
Le differenze nel reddito pro capite tra paesi sono davvero la causa principale dei flussi migratori? Il pensiero economico mainstream darebbe una risposta affermativa. Alla luce della letteratura eterodossa, in questo articolo gli autori valutano criticamente questa visione e poi conducono un test empirico (applicando modelli panel e panel dinamici) sui dati relativi agli stock di migranti in 232 paesi dal 1990 al 2019, provando a spiegare le tendenze migratorie sulla base di variabili socio-politiche, culturali, demografiche ed economiche (ottenute integrando 4 dataset ufficiali). I risultati rivelano un’influenza non unica delle differenze nel reddito pro capite sui flussi migratori: fino ad una certa soglia (intorno ai 27.000 dollari) la migrazione sembra essere direttamente correlata al PIL pro capite del paese di origine dei migranti. Inoltre, assume un ruolo importante lo stock preesistente di migranti nel Paese di destinazione, in linea con quanto emerso dalla letteratura sulle catene migratorie. Questi risultati empirici potrebbero contribuire a migliorare le politiche migratorie.
- Domenico Suppa , Salvatore D’Acunto and Francesco Schettino
Journal: Peace Economics, Peace Science and Public Policy
https://doi.org/10.1515/peps-2023-0038
Liminality was described more than
20 years ago as a major category explaining how cancer is experienced. Since
then, it has been widely used in the field of oncology research, particularly
by those using qualitative methods to study patient experience. This body of
work has great potential to illuminate the subjective dimensions of life and
death with cancer. However, the review also reveals a tendency for sporadic and
opportunistic applications of the concept of liminality. Rather than being
developed in a systematic way, liminality theory is being recurrently
‘re-discovered’ in relatively isolated studies, mostly within the realm of
qualitative studies of ‘patient experience’. This limits the capacity of this
approach to influence oncological theory and practice. In providing a
theoretically informed critical review of liminality literature in the field of
oncology, this paper proposes ways of systematizing liminality research in line
with a processual ontology. In so doing, it argues for a closer engagement with
the source theory and data, and with more recent liminality theory, and it
sketches the broad epistemological consequences and applications.