Presentato in anteprima presso l’Università Giustino Fortunato Eureteka, un progetto ideato da Lorella Carimali e promosso dal Ministero dell’Istruzione e da Confindustria, per la creazione di un ambiente sia fisico che digitale per l’apprendimento, modulare, flessibile, reversibile da collocare internamente a spazi scolastici esistenti, al confine con l’esterno, così come in luoghi aperti e pubblici.
“La mia idea è di costruire in tutte le scuole medie dei luoghi del pensiero scientifico e matematico, con il Pnrr, le Eureteke, che oggi io presento in anteprima in questa università, perché questi luoghi siano prossimi e permeino il territorio del pensiero scientifico” ha spiegato Carimali, che è docente di matematica e fisica, premiata nel 2017 tra i dieci migliori insegnanti dall’Italian Teacher Prize, e finalista del Global Teacher Prize, il Nobel per l’insegnamento.
“ Pensate alle biblioteche che sono luogo del pensiero umanistico e sono diffuse ovunque, in tutte le scuole, in tutti i rioni, nei paesi più sperduti, ma non vi è analogo per le discipline Stem” ha aggiunto la professoressa che da anni si batte contro stereotipi e pregiudizi che spingono la maggioranza delle ragazze a non scegliere le discipline scientifiche. “Bisogna risolvere questo problema – ha detto – dal punto di vista culturale tenendo presente che tutti noi siamo stereotipati, e lo è anche il decisore politico e amministrativo che deve essere consapevole di questi stereotipi, altrimenti, anche nonostante una volontà positiva, fa danni”.
Nonostante sempre più ragazze siano appassionate di scienza, ancora non si raggiunge la parità di genere nel mondo della ricerca. Secondo Carimali “questo è un problema principalmente di tipo culturale, cioè l’immaginario collettivo è che le donne e la scienza siano due cose diverse, cioè che la scienza non sia una questione da donne”. Ma, soprattutto, è l’atteggiamento nei confronti della matematica che crea questo: “poiché la matematica è fondamento di tutte le discipline scientifiche, se io nei confronti della matematica ho un atteggiamento di tipo ‘negativo’ perché penso che la matematica non sia una questione da donne, questo diventa un freno e si riflette in quello che vediamo negli istituti superiori dove le ragazze si iscrivono soprattutto al liceo classico, al linguistico, al liceo delle scienze umane, e meno allo scientifico e al tecnologico”. La matematica, ha sottolineato la docente, “è un’avventura della mente e purtroppo a volte alle donne alle ragazzine si insegna e essere precise e poco avventurose”. Questo diventa una barriera “e allora anche quando le donne studiano materie scientifiche poi non fanno le ricercatrici perché sanno che si troveranno in un mondo maschile che le considera sempre poco talentuose. Ecco perché mi batto per un cambiamento culturale”.
Per la professoressa Carimali questo è necessario perché la matematica può cambiare il mondo: “siamo davanti a un mondo sempre più complesso, sempre più incerto, dove modelli e strumenti del passato non funzionano e bisogna inventarne di altri. Si parla sempre di innovazioni e di essere innovatori, ma una mentalità innovatrice o imprenditrice la si deve creare. La matematica intesa, non nel suo lato tecnico ma nel suo lato umano, come modo di affrontare la vita, cioè con spirito critico e fantasia, ci fornisce gli strumenti per avere una visione. Questo perché di fronte a problemi complessi e nuovi, le soluzioni non si trovano nell’oggi, ma sono soluzioni che si devono immaginare. La matematica offre questo, perché sviluppa un pensiero in grado di andare oltre stereotipi e pregiudizi. Ma bisogna mettere a sistema questa visione, cioè bisogna renderla disponibile a tutti. Ed è con questo obiettivo che ho scritto i due libri ‘La radice quadrata della vita’ e ‘L’equazione della libertà, nella matematica c’è la chiave della rinascita’”. Far capire che la matematica può anche migliorare le condizioni umane di vita e non solo materiali, secondo la professoressa Carimali “è un cambio di paradigma alla Einstein, che in realtà non ha fatto chissà quali nuovi leggi fisiche, ma ha fatto un grosso cambio di paradigma che solo un genio come Einstein poteva fare, cioè avere una idea di spazio e di tempo relative e non assolute. In questo cambio di paradigma però ci vuole tanto tempo e delle azioni culturali, come l’Eureteka”.